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Ipertrofia dei turbinati: laser a diodi o radiofrequenze?

Tra le terapie chirurgiche minimamente invasiva qual è la migliore per trattare l'ipertrofia dei turbinati

Una domanda estremamente frequente dei pazienti riguarda l'ipertrofia dei turbinati inferiori:
"Tra le terapie chirurgiche minimamente invasive, qual è la migliore?"
Normalmente la domanda verte su laser a diodi o radiofrequenze: qual è la preferibile, la più indicata, e in quali situazioni?

Innanzitutto un piccolo accenno all'ipertrofia turbinati. In questo caso conviene trattare, con queste tecnologie minimamente invasive, le ipertrofie dei turbinati vere. Quindi quelle infiammatorie, quelle legate agli eosinofili, quelle allergiche.

Mentre per quanto riguarda le ipertrofie dei turbinati di tipo meccanico, cioè legate a deviazione del setto nasale, la terapia chirurgica deve rivolgersi anche alla correzione della deviazione del setto nasale. Altrimenti il beneficio di un intervento limitato solo ai turbinati inferiori, lasciando una deformità del setto nasale, è estremamente limitato nel tempo e sicuramente, si potrebbe dire, poco utile.

Tra le due alternative chirurgiche più importanti minimamente invasive, laser a diodi e radiofrequenze, la condotta dell'intervento è simile.
Si tratta di interventi in anestesia locale che non richiedono ospedalizzazione.
Sono interventi ambulatoriali che non richiedono l'uso dei tamponi e poco impegno dei pazienti soprattutto per quanto riguarda la ripresa delle attività già dal giorno dopo.

Personalmente li uso entrambi, sia le radiofrequenze che il laser a diodi, e non ho trovato grandi differenze, dato confermato anche da studi internazionali che, appunto, sostengono questa equivalenza tra i due tipi di terapie mediche minimamente invasive.

In ogni caso vi sono correnti di pensiero diverse, interpretazioni personali diverse e, anche tra gli operatori, preferenze per l'uno o l'altro dei due sistemi.

L'importante è utilizzarli per ipertrofie dei turbinati di grado lieve e medio altrimenti non riescono a garantire un effetto terapeutico a lungo termine.

Io seguo questa linea, mentre per le ipertrofie dei turbinati recidivanti che si presentano già di tipo grave alla prima visita, dopo un'opportuna terapia medica antinfiammatoria decongestionate, preferisco usare la classica terapia chirurgica di decongestione sottomucosa che negli anni è diventata anch'essa altrettanto semplice. Non è più infatti in anestesia generale ma in anestesia locale con sedazione, non si utilizzano più tamponi ed è un intervento che si può risolvere in day hospital in poche ore di osservazione.

Interventi comunque tutti che si concludono tra i 15 e i 20 minuti.

Ipertrofia dei turbinati: laser a diodi o radiofrequenze?

Tra le terapie chirurgiche minimamente invasiva qual è la migliore per trattare l'ipertrofia dei turbinati

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Una domanda estremamente frequente dei pazienti riguarda l'ipertrofia dei turbinati inferiori:
"Tra le terapie chirurgiche minimamente invasive, qual è la migliore?"
Normalmente la domanda verte su laser a diodi o radiofrequenze: qual è la preferibile, la più indicata, e in quali situazioni?

Innanzitutto un piccolo accenno all'ipertrofia turbinati. In questo caso conviene trattare, con queste tecnologie minimamente invasive, le ipertrofie dei turbinati vere. Quindi quelle infiammatorie, quelle legate agli eosinofili, quelle allergiche.

Mentre per quanto riguarda le ipertrofie dei turbinati di tipo meccanico, cioè legate a deviazione del setto nasale, la terapia chirurgica deve rivolgersi anche alla correzione della deviazione del setto nasale. Altrimenti il beneficio di un intervento limitato solo ai turbinati inferiori, lasciando una deformità del setto nasale, è estremamente limitato nel tempo e sicuramente, si potrebbe dire, poco utile.

Tra le due alternative chirurgiche più importanti minimamente invasive, laser a diodi e radiofrequenze, la condotta dell'intervento è simile.
Si tratta di interventi in anestesia locale che non richiedono ospedalizzazione.
Sono interventi ambulatoriali che non richiedono l'uso dei tamponi e poco impegno dei pazienti soprattutto per quanto riguarda la ripresa delle attività già dal giorno dopo.

Personalmente li uso entrambi, sia le radiofrequenze che il laser a diodi, e non ho trovato grandi differenze, dato confermato anche da studi internazionali che, appunto, sostengono questa equivalenza tra i due tipi di terapie mediche minimamente invasive.

In ogni caso vi sono correnti di pensiero diverse, interpretazioni personali diverse e, anche tra gli operatori, preferenze per l'uno o l'altro dei due sistemi.

L'importante è utilizzarli per ipertrofie dei turbinati di grado lieve e medio altrimenti non riescono a garantire un effetto terapeutico a lungo termine.

Io seguo questa linea, mentre per le ipertrofie dei turbinati recidivanti che si presentano già di tipo grave alla prima visita, dopo un'opportuna terapia medica antinfiammatoria decongestionate, preferisco usare la classica terapia chirurgica di decongestione sottomucosa che negli anni è diventata anch'essa altrettanto semplice. Non è più infatti in anestesia generale ma in anestesia locale con sedazione, non si utilizzano più tamponi ed è un intervento che si può risolvere in day hospital in poche ore di osservazione.

Interventi comunque tutti che si concludono tra i 15 e i 20 minuti.
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