Rinoplastica: le percentuali di chirurgia secondaria
Nella maggior parte dei casi sono revisioni (“touch up”) per perfezionare un risultato già soddisfacente.
In questi casi il periodo postoperatorio è più leggero, spesso senza gonfiore e lividi e senza necessità di applicare il tutore termoplastico.
In molte pubblicazioni scientifiche, ed anche su internet, si trovano parecchie informazioni a proposito delle percentuali di revisione (chirurgia secondaria) di rinoplastica.
Lo spettro è molto ampio, si va dall’1% al 20%.
Estremi che disorientano le persone che sono alla ricerca di informazioni sul decorso postoperatorio della rinoplastica.
Qual è la verità?
Anzitutto vorrei precisare che esprimo esclusivamente un parere personale, frutto della mia esperienza chirurgica.
Ho trovato corrispondenza tra la mia personale casistica con molte pubblicazioni internazionali che riportano una revisione chirurgica del 10-15% nella rinoplastica primaria e del 20% nella secondaria.
Sembrano numeri elevati, che possono dissuadere il paziente, ma è necessaria una precisazione: nella maggior parte dei casi si tratta di piccole revisioni di tipo ambulatoriale, effettuabili in anestesia locale (“procedure “office based”). Ovviamente vengono considerate procedure secondarie, ma il termine può disorientare il paziente, che si immagine di dover “rifare” tutto da capo. Nella maggior parte dei casi sono revisioni (“touch up”) per perfezionare un risultato già soddisfacente. In questi casi il periodo postoperatorio è più leggero, spesso senza gonfiore e lividi e senza necessità di applicare il tutore termoplastico.
Talvolta può essere una iperostosi (cd “callo osseo”) o è necessario ripercorrere una linea di osteotomia che si è rivelata incompleta. Si tratta di complicanze, quelle descritte, correggibili con procedure che spesso non superano i 10 minuti di durata e non richiedono un periodo “off” per il/la paziente.
Solo raramente si deve ricorrere a procedure più invasive, più lunghe, simili al primo intervento. Penso sia giusto, tuttavia, considerarle tutte come procedure secondarie, in modo che i pazienti abbiamo dei numeri reali su cui basarsi.
Mi capita, talvolta, di trovarmi di fronte un/a paziente alla visita di controllo dopo 6-12 mesi dall’intervento che è soddisfatti/a del risultato estetico e funzionale, ma di indurlo ad una piccola revisione chirurgica, per migliorare un dettaglio.
Nel consenso informato che consegno ai pazienti, circa 2 settimane prima dell’intervento, ho scritto che la percentuale di revisione chirurgica è di circa il 20%. Questo numero spaventa quasi tutti i pazienti, ma è un ottimo spunto di conversazione durante il colloquio preoperatorio, circa una settimana prima dell’intervento, in cui posso spiegare che cosa si intende per procedura secondaria.
Esattamente i concetti che ho scritto in questo articolo.
dott. Enrico Dondè | Rinoplastica e Chirurgia Estetica del Viso
Lo spettro è molto ampio, si va dall’1% al 20%.
Estremi che disorientano le persone che sono alla ricerca di informazioni sul decorso postoperatorio della rinoplastica.
Qual è la verità?
Anzitutto vorrei precisare che esprimo esclusivamente un parere personale, frutto della mia esperienza chirurgica.Ho trovato corrispondenza tra la mia personale casistica con molte pubblicazioni internazionali che riportano una revisione chirurgica del 10-15% nella rinoplastica primaria e del 20% nella secondaria.
Sembrano numeri elevati, che possono dissuadere il paziente, ma è necessaria una precisazione: nella maggior parte dei casi si tratta di piccole revisioni di tipo ambulatoriale, effettuabili in anestesia locale (“procedure “office based”). Ovviamente vengono considerate procedure secondarie, ma il termine può disorientare il paziente, che si immagine di dover “rifare” tutto da capo. Nella maggior parte dei casi sono revisioni (“touch up”) per perfezionare un risultato già soddisfacente. In questi casi il periodo postoperatorio è più leggero, spesso senza gonfiore e lividi e senza necessità di applicare il tutore termoplastico.
Talvolta può essere una iperostosi (cd “callo osseo”) o è necessario ripercorrere una linea di osteotomia che si è rivelata incompleta. Si tratta di complicanze, quelle descritte, correggibili con procedure che spesso non superano i 10 minuti di durata e non richiedono un periodo “off” per il/la paziente.
Solo raramente si deve ricorrere a procedure più invasive, più lunghe, simili al primo intervento. Penso sia giusto, tuttavia, considerarle tutte come procedure secondarie, in modo che i pazienti abbiamo dei numeri reali su cui basarsi.
Mi capita, talvolta, di trovarmi di fronte un/a paziente alla visita di controllo dopo 6-12 mesi dall’intervento che è soddisfatti/a del risultato estetico e funzionale, ma di indurlo ad una piccola revisione chirurgica, per migliorare un dettaglio.
Nel consenso informato che consegno ai pazienti, circa 2 settimane prima dell’intervento, ho scritto che la percentuale di revisione chirurgica è di circa il 20%. Questo numero spaventa quasi tutti i pazienti, ma è un ottimo spunto di conversazione durante il colloquio preoperatorio, circa una settimana prima dell’intervento, in cui posso spiegare che cosa si intende per procedura secondaria.
Esattamente i concetti che ho scritto in questo articolo.
dott. Enrico Dondè | Rinoplastica e Chirurgia Estetica del Viso
In molte pubblicazioni scientifiche, ed anche su internet, si trovano parecchie informazioni a proposito delle percentuali di revisione (chirurgia secondaria) di rinoplastica.
Lo spettro è molto ampio, si va dall’1% al 20%.
Estremi che disorientano le persone che sono alla ricerca di informazioni sul decorso postoperatorio della rinoplastica.
Qual è la verità?
Anzitutto vorrei precisare che esprimo esclusivamente un parere personale, frutto della mia esperienza chirurgica.
Ho trovato corrispondenza tra la mia personale casistica con molte pubblicazioni internazionali che riportano una revisione chirurgica del 10-15% nella rinoplastica primaria e del 20% nella secondaria.
Sembrano numeri elevati, che possono dissuadere il paziente, ma è necessaria una precisazione: nella maggior parte dei casi si tratta di piccole revisioni di tipo ambulatoriale, effettuabili in anestesia locale (“procedure “office based”). Ovviamente vengono considerate procedure secondarie, ma il termine può disorientare il paziente, che si immagine di dover “rifare” tutto da capo. Nella maggior parte dei casi sono revisioni (“touch up”) per perfezionare un risultato già soddisfacente. In questi casi il periodo postoperatorio è più leggero, spesso senza gonfiore e lividi e senza necessità di applicare il tutore termoplastico.
Talvolta può essere una iperostosi (cd “callo osseo”) o è necessario ripercorrere una linea di osteotomia che si è rivelata incompleta. Si tratta di complicanze, quelle descritte, correggibili con procedure che spesso non superano i 10 minuti di durata e non richiedono un periodo “off” per il/la paziente.
Solo raramente si deve ricorrere a procedure più invasive, più lunghe, simili al primo intervento. Penso sia giusto, tuttavia, considerarle tutte come procedure secondarie, in modo che i pazienti abbiamo dei numeri reali su cui basarsi.
Mi capita, talvolta, di trovarmi di fronte un/a paziente alla visita di controllo dopo 6-12 mesi dall’intervento che è soddisfatti/a del risultato estetico e funzionale, ma di indurlo ad una piccola revisione chirurgica, per migliorare un dettaglio.
Nel consenso informato che consegno ai pazienti, circa 2 settimane prima dell’intervento, ho scritto che la percentuale di revisione chirurgica è di circa il 20%. Questo numero spaventa quasi tutti i pazienti, ma è un ottimo spunto di conversazione durante il colloquio preoperatorio, circa una settimana prima dell’intervento, in cui posso spiegare che cosa si intende per procedura secondaria.
Esattamente i concetti che ho scritto in questo articolo.
dott. Enrico Dondè | Rinoplastica e Chirurgia Estetica del Viso
Lo spettro è molto ampio, si va dall’1% al 20%.
Estremi che disorientano le persone che sono alla ricerca di informazioni sul decorso postoperatorio della rinoplastica.
Qual è la verità?
Anzitutto vorrei precisare che esprimo esclusivamente un parere personale, frutto della mia esperienza chirurgica.Ho trovato corrispondenza tra la mia personale casistica con molte pubblicazioni internazionali che riportano una revisione chirurgica del 10-15% nella rinoplastica primaria e del 20% nella secondaria.
Sembrano numeri elevati, che possono dissuadere il paziente, ma è necessaria una precisazione: nella maggior parte dei casi si tratta di piccole revisioni di tipo ambulatoriale, effettuabili in anestesia locale (“procedure “office based”). Ovviamente vengono considerate procedure secondarie, ma il termine può disorientare il paziente, che si immagine di dover “rifare” tutto da capo. Nella maggior parte dei casi sono revisioni (“touch up”) per perfezionare un risultato già soddisfacente. In questi casi il periodo postoperatorio è più leggero, spesso senza gonfiore e lividi e senza necessità di applicare il tutore termoplastico.
Talvolta può essere una iperostosi (cd “callo osseo”) o è necessario ripercorrere una linea di osteotomia che si è rivelata incompleta. Si tratta di complicanze, quelle descritte, correggibili con procedure che spesso non superano i 10 minuti di durata e non richiedono un periodo “off” per il/la paziente.
Solo raramente si deve ricorrere a procedure più invasive, più lunghe, simili al primo intervento. Penso sia giusto, tuttavia, considerarle tutte come procedure secondarie, in modo che i pazienti abbiamo dei numeri reali su cui basarsi.
Mi capita, talvolta, di trovarmi di fronte un/a paziente alla visita di controllo dopo 6-12 mesi dall’intervento che è soddisfatti/a del risultato estetico e funzionale, ma di indurlo ad una piccola revisione chirurgica, per migliorare un dettaglio.
Nel consenso informato che consegno ai pazienti, circa 2 settimane prima dell’intervento, ho scritto che la percentuale di revisione chirurgica è di circa il 20%. Questo numero spaventa quasi tutti i pazienti, ma è un ottimo spunto di conversazione durante il colloquio preoperatorio, circa una settimana prima dell’intervento, in cui posso spiegare che cosa si intende per procedura secondaria.
Esattamente i concetti che ho scritto in questo articolo.
dott. Enrico Dondè | Rinoplastica e Chirurgia Estetica del Viso
Chi è il dott. Enrico Dondè
Ha eseguito migliaia di interventi di rinoplastica e chirurgia estetica del viso, aiutando i pazienti a ritrovare la propria serenità.Centinaia di casi con foto prima-dopo, video e descrizioni degli interventi sono pubblicati su questo sito a testimonianza del buon esito.
Per molti la rinoplastica è associata a dolore, tamponi, anestesia generale e ricovero per più giorni.
Nei casi trattati dal dott. Enrico Dondè:
- il 98% dei pazienti svolgono un intervento in day hospital
- il 94% non accusa dolore
- nel 98% dei casi NON sono utilizzati tamponi, anche per la chirurgia funzionale
Chi è il dott. Enrico Dondè
Ha eseguito migliaia di interventi di rinoplastica e chirurgia estetica del viso, aiutando i pazienti a ritrovare la propria serenità.
Centinaia di casi con foto prima-dopo, video e descrizioni degli interventi sono pubblicati su questo sito a testimonianza del buon esito.
Per molti la rinoplastica è associata a dolore, tamponi, anestesia generale e ricovero per più giorni.
Nei casi trattati dal dott. Enrico Dondè:
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Per molti la rinoplastica è associata a dolore, tamponi, anestesia generale e ricovero per più giorni.
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