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Il disturbo del DISMORFISMO CORPOREO (Body dysmorphic disorder)


Come il paziente vede e vive il proprio inestetismo


I candidati alla rinoplastica devono essere valutati in termini non solo tecnici (relativi alla forma del naso), ma anche nella loro complessità. 

Bisogna infatti capire come il paziente vede e vive il proprio inestetismo. In alcuni casi infatti il candidato alla rinoplastica dimostra grande preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nel proprio aspetto fisico che obiettivamente non sono osservabili o appaiono, agli altri, in modo lieve.

Ci viene in soccorso la pubblicazione del professor Benjamin Marcus apparsa nel numero di giugno 2018 del Facial Plastic Surgery in cui si tratta, nelle considerazioni, del disturbo chiamato del dismorfismo corporeo.

Ci sono persone che valutano in modo errato, eccessivo, il loro piccolo inestetismo facendolo diventare il loro principale problema.

Questo disturbo è diffuso in circa il 2% della popolazione generale. Nei candidati all’intervento chirurgico, ossia nella generalità degli utenti della chirurgia plastica, si parla del 13% mentre per gli utenti di una rinoplastica estetica si arriva al 20%.

Ecco perché alcune volte è necessario porre delle limitazioni al risultato che il paziente desidera o a come considera il suo inestetismo.

Il paziente alcune volte purtroppo termina il momento della visita di valutazione, dicendo: “Ma lei non mi vuole operare”. Non è proprio così: non è che non si vuole operare il paziente ma si consiglia al paziente di non sottoporsi all’intervento, soprattutto quando si presentano all’attenzione del medico dopo altre consultazioni in cui è stato posto in essere lo stesso problema ed è stato consigliato di non sottoporsi all’intervento.

Si tratta di una questione relativa a non generare dei delusi, degli scontenti, perché non troveranno nel trattamento rinoplastica una soluzione al loro problema: perché il problema non è reale, è eccessivamente ingrandito.

Purtroppo questa situazione si verifica molto spesso nella pratica chirurgica.

Nella mia pluriennale esperienza mi è capitato di vedere dei pazienti che, dopo due o tre anni, ritornano (essendo stati “scartati” alla prima valutazione) avendo avuto una cura oppure un ripensamento sul loro inestetismo. Sono molto più sereni, più felici e si accorgono che la valutazione che avevano fatto nel passato del loro naso era eccessiva. Tornano con obiettivi estetici molto più inquadrati, reali e affrontano la rinoplastica serenamente e ne sono felici.

Questo è uno degli aspetti del backstage della professione di chirurgo plastico che va valutato: paziente per una rinoplastica e paziente nella sua interezza, soprattutto della valutazione cognitiva che ha del suo disturbo.

Il disturbo del DISMORFISMO CORPOREO (Body dysmorphic disorder)


Come il paziente vede e vive il proprio inestetismo

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I candidati alla rinoplastica devono essere valutati in termini non solo tecnici (relativi alla forma del naso), ma anche nella loro complessità. 

Bisogna infatti capire come il paziente vede e vive il proprio inestetismo. In alcuni casi infatti il candidato alla rinoplastica dimostra grande preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nel proprio aspetto fisico che obiettivamente non sono osservabili o appaiono, agli altri, in modo lieve.

Ci viene in soccorso la pubblicazione del professor Benjamin Marcus apparsa nel numero di giugno 2018 del Facial Plastic Surgery in cui si tratta, nelle considerazioni, del disturbo chiamato del dismorfismo corporeo.

Ci sono persone che valutano in modo errato, eccessivo, il loro piccolo inestetismo facendolo diventare il loro principale problema.

Questo disturbo è diffuso in circa il 2% della popolazione generale. Nei candidati all’intervento chirurgico, ossia nella generalità degli utenti della chirurgia plastica, si parla del 13% mentre per gli utenti di una rinoplastica estetica si arriva al 20%.

Ecco perché alcune volte è necessario porre delle limitazioni al risultato che il paziente desidera o a come considera il suo inestetismo.

Il paziente alcune volte purtroppo termina il momento della visita di valutazione, dicendo: “Ma lei non mi vuole operare”. Non è proprio così: non è che non si vuole operare il paziente ma si consiglia al paziente di non sottoporsi all’intervento, soprattutto quando si presentano all’attenzione del medico dopo altre consultazioni in cui è stato posto in essere lo stesso problema ed è stato consigliato di non sottoporsi all’intervento.

Si tratta di una questione relativa a non generare dei delusi, degli scontenti, perché non troveranno nel trattamento rinoplastica una soluzione al loro problema: perché il problema non è reale, è eccessivamente ingrandito.

Purtroppo questa situazione si verifica molto spesso nella pratica chirurgica.

Nella mia pluriennale esperienza mi è capitato di vedere dei pazienti che, dopo due o tre anni, ritornano (essendo stati “scartati” alla prima valutazione) avendo avuto una cura oppure un ripensamento sul loro inestetismo. Sono molto più sereni, più felici e si accorgono che la valutazione che avevano fatto nel passato del loro naso era eccessiva. Tornano con obiettivi estetici molto più inquadrati, reali e affrontano la rinoplastica serenamente e ne sono felici.

Questo è uno degli aspetti del backstage della professione di chirurgo plastico che va valutato: paziente per una rinoplastica e paziente nella sua interezza, soprattutto della valutazione cognitiva che ha del suo disturbo.
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